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G. Sigismondo, Descrizione della città di Napoli e suoi borghi, Napoli, presso fratelli Terres, 1788, Tomo II

 Presidio di Pizzofalcone, pp. 306-308:

 Quivi anticamente stava il Palaggio di Andrea Carafa dei conti di Sanseverino e fu la prima casa in questa contrada edificata poscia pervenne alla casa Loffredo de’ marchesi di Trevico. Il conte di Ognatte viceré di Napoli nel 1651, conoscendo l’importanza del sito per dominare il Castello dell’Ovo, comprò questo luogo per la real corte, e vi trasportò il quartiere dei soldati spagnuoli che prima stava sopra Toledo presso la Trinità de’ padri della Redenzione de’ Cattivi, dei quali si è fatta parola. Il viceré poi don Pietro d’Aragona nel 1668 e 1670 l’ampliò e lo ridusse quasi come al presente si vede, essendosi per altro reso poscia più commodo con esservisi fatti dei risarcimenti e migliorazioni grandissime così dal presente nostro Regnante che dal re Carlo di lui padre. Sulla porta all’entrare del quartiere leggesi scolpito in marmo quanto siegue:

Petro Antonio Aragoniæ, Segorbiæ, ac Cardone Duci, & Ampuriarum Comiti, Maximo, Pio, inclyto

Proregi, quod Civitatis tuendæ ac magnifice exornandæ studio post tot erecta fælicitati publicæ

monumenta, hoc etiam amplissimum servando militi, ac disciplinæ munimen a fundamentis

extruxit; amplificatæ Urbis Fundatori securitatis monumentum.

 

E nell’altra che ravvisasi sull’alto, fuori del cennato quartiere, dalla banda opposta in faccia al mezzogiorno si legge:

Carolo II. Hispaniarum Rege Regnante
D. Petrus Antonius de Aragona
in omnibus perfectus ad Urbis securitatem
feliciter perfecit
provida mentis vastitate
locupletem in ea excitavit Præsidium
& jure
dum Hispanis militibus
non angustæ sed augustæ debebantur sedes
in hoc eminenti loco
ad Regis utilitatem ad hostis terrorem
ad pacis munimen.
Èvvi ben anche per commodo del presidio la regia parocchia detta del Santissimo Rosario dalla quale amministrati vengono i sacramenti a tutti coloro che vi abitano. Da questo luogo vi sono due altre calate, una che porta presso al Castello detto dell’Ovo nel sito denominato Platamonio, l’altra mette al sottoposto borgo di Santa Lucia, sebbene alquanto precipitosa. Allato a questa seconda èvvi l’altra uscita sul Monte Echia, per la quale avviandoci colla direzione verso il settentrione troverassi, a destra, il bel monistero e chiesa dedicata a

Santa Maria Egizziaca, detta di Pizzofalcone, pp. 308-309:

Circa il 1660 alcune religiose del monistero di Santa Maria Egizziaca presso l’Annunciata e Porta Nolana, della regola di sant’Agostino, volendo vivere una vita più austera fecero una riforma e separaronsi dalle compagne, comprando quivi le case che furono di don Luigi di Toledo, poscia del Conte di Pacentro suo genero, e adattandoci il monastero con piccola chiesa. Quella che oggi si vede con un atrio e scala maestosa fu disegno del Picchiatti eseguito sotto la direzione di Marcello Guglielmelli. Il quadro del maggiore altare colla Santa penitente è delle buone cose di Andrea Vaccaro; gli altri due quadri de’ cappelloni, cioè quello dal lato del Vangelo colla Beata Vergine che tiene il Bambino Gesù nelle braccia, a destra san Giuseppe, san Gioacchino e sant’Anna, ed a sinistra santa Elisabetta, san Zaccheria e ’l piccolo san Giovanni Battista, e l’altro dal lato della Epistola colla Beata Vergine parimenti col Bambino in braccio, sant’Agostino, santa Monaca, san Tommaso Villanova e san Guglielmo d’Aquitania sono studiate opere di Paolo de Matteis. Le quattro statue di legno, cioè San Michele, l’Angelo Custode, l’Immacolata Concezione ed un Crocifisso, le quali situate veggonsi in quattro piccole cappelle, essendo la chiesa ottangolare, sonodi Nicola Fumo. Fuori la porta della chiesa leggonsi le due iscrizioni che sieguono:

Templi hujus
sub auspiciis Puritatis Deiparæ Virginis
Monialium Divæ Mariæ Ægyptiacæ
strictioris observantiæ
excellentissimus Dominus D. Gaspar Bragamonte
Comes de Pignoranda
Regis Cubicularius & in hoc Regno
Prorex
munerator beneficentissimus
una cum illustrissimo & Rev. Domino
D. Honuphrio de Ponte U. J. D.
Licteren. Episcopo
primum jecit lapidem
Anno Domini MDCLXI. Die 2 Aprilis
e l’altra:
D. O. M.
Deiparæ Virgini Puritatis
& S. Mariæ Ægyptiacæ
Templum hoc
Hieronymus Vincentini Thessalon. Archiepiscopus
& in hoc Regno Sedis Apostolicæ Nuntius
die XIV Nov. MDCCXVII.
solemni ritu consecravit
cujus anniversaria commemoratio
Decreto S. R. C.
in diem XXIII. Octobris translata fuit.(…).

Chiesa dell’Immacolata in Pizzofalcone, p. 553-555:

(…) A fianco dell’Officio Topografico colla prospettiva volta a levante è la chiesa Parrocchiale, detta per lo addietro del SS. Rosario, per comodo della soldatesca e di tutti coloro che alloggiano nel quartiere di Pizzofalcone. Essa è stata di recente riedificata di pianta con più larghe dimensioni nel giro di tre anni, con la spesa di diciottomila ducati per la Reale munificenza, e per le indefesse cure del Parroco Pietro Scaramella, secondo il disegno dell’ architetto Francesco Jaoul, come si legge in una lastra di marmo incassata nel muro a sinistra della porta entrando nel tempio:

TEMPLUM . HOC

DIVINA . FAVENTE . GRATIA

A . FUNDAMENTIS . EXTRUCTUM

TRIENNI . OPEROSO . LABORE . XVIII . MILLIBUS . CENTUSSIUM

IMPENSIS

CURANTE . PETRO . SCARAMELLA . PARROCHO . S. T. M.

ET . FRANCISCO . IAOUL . ARCHITECTO

DEI . EDIFICATIO . EST.

Nell’aprile del corrente anno 1859 fu questa chiesa solennemente dedicata a Maria SS. Immacolata, come si ravvisa da un’ altra iscrizione situata a destra della porta medesima:

D . O . M .

B . MARIAE . ORIGINALI . LABE . EXPERTI

ECCLESIAM . NUNCUPATAM

ILLMUS . ET . ERUMUS . FR . THOMAS . SALZANO

ORDO . PRAED. EPISCOPUS . TANENSIS

XIV . KALENDAS . APRILIS . MDCCCLIX

SOLENNI . RITU . DEDICAVIT

EIUS . ANNIVERSARIO . DOM. V

POST . PASCHA . ASSIGNATO.

La chiesa è a croce greca con cinque altari di marmo, dei quali il massimo, di bel disegno e di forbito lavoro, è chiuso di balaustrata con cancelletto di ferro fuso dorato. Sul medesimo sono tre nicchie con statue di grandezza poco men che naturale; in quella di mezzo è il simulacro della Vergine Immacolata, nell’altra a dritta di S. Giuseppe, ed alla sinistra di Maria SS. del Rosario.

Sul primo altare è una tela di Raffaele Spanò, che figura San Francesco di Paola avente nelle mani i carboni ardenti, simbolo della Carità , ricavato da un miracolo del Santo opera da lodarsi per disegno e per vivacità di colorito.

Nel secondo altare dal lato dell’ Epistola vedesi un S. Pietro nell’ otto di ricevere dal Divino Redentore le Chiavi , lavoro di Giovanni Girosi.

Sull’altare laterale alla cona dalla parto del Vangelo è una tela con I’ Arcangelo S. Michele che fuga il demonio, opera di Luigi Rizzo.

Sull’ultimo finalmente è dipinta la Vergine del Rosario dal prefato Girosi, artisti tutti napolitani che, pieni di buon volere, procurarono di farsi nome con l’esercizio della loro bell’arte.

Nella sagrestia sono alcuni buoni dipinti, fra quali uno d’ antico autore di nome non conosciuto rappresentante Gesù che cade sotto il pesante legno della Croce; ed un altro che stava sul maggior altare dell’ antica chiesa del Presidio e che figura la Vergine del Rosario, un tempo, come si è detto, titolare della chiesa; opera pregevole di sconosciuto pennello. Gli altri quadri, cioè una Madonna del Buon Consiglio , un S. Ignazio in abito militare, una Nunziata ed una Sacra Famiglia sono di poco pregio a confronto dei precedenti. Da ultimo, la Sagrestia è fornita a dovizia di sacri arredi , il che rifluisce a maggior lode del Parroco passato sig. Scaramella, che ha saputo secondare si bene le Sovrane intenzioni (…).

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