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Repubblica Italiana

Repubblica Italiana

In nome del Popolo Rotariano

La Corte Suprema

Sezione Serale

Sezione Serale

 

composta da

 

Alba Napolitano           – Presidente

Annamaria Colao         – Consigliere

Maurizio Sica               – Cancelliere “estensore”

 

nel processo contro l’imputato “Facebook” (Dino Falconio), dopo aver udito la requisitoria dei Pubblici Ministeri, Dott. Mauro Giancaspro e Dott. Marco Bottino e l’arringa difensiva degli Avvocati Antonella Nardone e Maurizio De Giovanni, ha pronunciato la seguente

 

SENTENZA

SENTENZA

 

 

Facebook, in concorso con gli altri social network, è responsabile della creazione di un universo di relazioni interpersonali senza controllo.

check my reference

Questo nuovo mondo ha creato l’illusione di uno spazio, comune a tutto il popolo del web, esente da peccato e da rimprovero.

Una zona franca dove tutto è permesso, con la sola limitazione di non potersi toccare.

E’ prova certa che Facebook è uno strumento pericoloso perchè può produrre dipendenza, perché può essere utilizzato per violare la Privacy, perché è usato per adescare minori e per compiere atti diffamatori e di bullismo.

 

Pur tuttavia, Questa Corte non può fare a meno di evidenziare le molteplici prove di positività dimostrate dalla difesa.

Facebook è l’oro dei popoli, di chi lo usa per conoscere o per arricchirsi, di chi lo sfrutta per lavorare, di chi lo ha scelto come compagno di viaggio, di chi lo percepisce come l’Eden da conquistare trovando in esso la convinzione per combattere una  rivoluzione culturale e liberale contro i costumi imposti.

 

L’imputato, essendo un mero strumento di relazioni – nato con il l’intento di superare la barriera spazio-tempo della parola ed ignorando di poter essere utilizzato per stravolgere l’etica dei rapporti e per commettere reati – è innocente, e per tanto deve essere assolto.

 

Diverso è il giudizio per l’essere umano (“Dino”), colpevole:

–        di aver concesso al figlio minore l’uso di un mezzo a lui non consentito;

–        di aver postato i propri momenti intimi poi lamentandosi della permanente violazione della privacy;

–        di aver aperto il proprio cuore a rapporti muti e virtuali, nella consapevolezza della pericolosità di un tale percorso sentimentale;

–        di aver orientato le proprie idee e decisioni sulla base di condivisioni anonime e strumentalizzate.

 

Per tanto, sarà compito di ogni Procura della Repubblica perseguire, di volta in volta, gli utenti per i reati commessi con l’uso di Facebook.

 

 

In Pontano School

In Pontano School

Napoli, 12.05.2014

Napoli, 12.05.2014

 

                              Il Presidente

Alba Napolitano

Alba Napolitano

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L’imputato è Facebook, il luogo dove si celebra il processo è l’Istituto Pontano a Napoli. Una iniziativa organizzata dai Club Rotary del Napoli Castel dell’Ovo, Posillipo e Napoli Ovest e dall’Associazione ex alunni Pontano è un vero e proprio processo che rispetta tutte le forme del dibattimento.

La giuria è composta da sette giudici popolari guidati dal professor Angelo Pezzullo. Il collegio giudicante è presieduto dal magistrato Alba Napolitano. L’accusa è guidata dal direttore della biblioteca nazionale di Napoli, Mauro Giancaspro e dal pubblico ministero Marco Bottino. A difendere Facebook l’avvocato Antonella Nardone Tuccillo e lo scrittore Maurizio de Giovanni.L’imputato è social network interpretato dal notaio Dino Falconio.

Chiamati a portare le proprie testimonianze l’Assessore alle Politiche Giovani Alessandra Clemente, L’Avv.Riccardo Imperiali, Gino Rivieccio.

Il Capo di accusa formulato:

Il Capo di accusa formulato:

STRAGE DEI CONSENZIENTI .

perché Facebook ed altri social network da identificare, in concorso tra loro ed attraverso l’apparente agevolazione delle relazioni interpersonali:

– istigavano gli utenti a lasciare il mondo terreno, per entrare a far parte di un universo virtuale e connesso, diffondendo in loro l’illusione di un’immortalità raggiungibile solo con l’abbandono della loro personalità e con l’acquisizione di una nuova identità, fluida e apparente;

– inducevano le vittime a diventare dipendenti da contatto, illudendole con un’esistenza misurata dai “friends” accumulati;

friends

– costringevano ognuno ad avere amicizie di massa, con rapporti muti e disumanizzati, denudati di tutti gli intimi pensieri;

– diffondevano pensieri e giudizi virali, influenzando con condivisioni e “mi piace” la personalità di ogni utente, fino all’instaurazione di un “modus vivendi” globalizzato;

mi piace
“modus vivendi”

– predisponevano mezzi e armi per consentire a chiunque d’inferire, con la rapidità della diffusione, profonde violazioni alla propria e all’altrui privacy, nonché continue lesioni alla dignità della vittima prescelta;

why not check here

– inventavano nuovi percorsi sentimentali, camuffati di modernità e svuotati di romanticismo, al solo fine di agevolare gli istinti sessuali del web e facilitare l’inizio e la fine di ogni rapporto;

 Con tali condotte, abusando dei bisogni, delle passioni e spesso anche dell’età degli utenti, li inducevano ad abbandonare ogni resistenza alla fine della loro vita terrena.

 In Harvard School, Boston (MA), e su tutto il territorio globale – con condotta perdurante.     

   

 

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