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In ricordo di Mauro, due modeste parole di affetto e stima

Mauro GIancaspro

Il club ha perso socio importante, un past president  , ha perso un amico, ha perso una persona non comune, ha perso un protagonista della cultura della nostra città come è stato abbondantemente scritto Da Fabio Mangone e Dino Falconio sulle pagine del Mattino.

Ha perso un intellettuale che tutti ci invidiavano, ha perso una fonte continua di stimoli, un patrimonio di conoscenze e di culture che era sempre lì a nostra disposizione e di cui ci accorgevamo quando gli veniva richiesto di parlare.

Ha perso anche un cultore della buona musica, lato non tanto nascosto, non di operette da tre soldi e canzonette, ma di musica raffinata di cui, quando nasceva l’occasione, si faceva prodigo di racconti e spiegazioni dotte.

Su quella buona musica mi ha aperto la finestra di mondi che avevo sempre trascurato ed ignorato

La mia modesta contropartita è stata la più banale introduzione alle regole rotariane, al mondo che ci univa nell’anno 2016/ 2017, nei due ruoli che avevano la responsabilità di una buona conduzione dell’anno.

Non eravamo sempre d’accordo perché Mauro da uomo di cultura avrebbe voluto volare in alto purtroppo in un mondo fatto di obiettivi, di momenti concreti ed anche formali e di tanti equilibri da mantenere.

Ho recuperato tutte le mails e i documenti dell’anno ed in un certo senso mi sono in parte pentito di non averlo assecondato in tante idee difficili da gestire nel mondo nostro associativo che ci richiama a momenti ragionieristici e di fare concreto per la società. Una difficoltà c’è stata. Non ha mai voluto saperne dei tomi che governano la nostra associazione.

Come tutti sanno aveva una idea fissa: ambiva che nel nostro Club, anche per tante note ragioni, si riscoprisse l’amore per il Latino e che si provasse mettere in piedi qualcosa per i giovani.

Lui dava tanto in termini di cultura e quando una volta commentando il senso del suo libro “Al computer preferisco il nonno “ho aperto il tema della informatica mi ha scritto in data 23/1/19 la nota che qui riporto per intero perché in lui albergava anche una profonda curiosità sulle tante aree che non aveva potuto governare come avrebbe voluto.

[23/01/19] Giancaspro Mauro: Carissimo Federico mi farà piacere parlare con te di informatica. (Negli anni ottanta, ormai tanto tempo fa) la vita di noi bibliotecari fu rivoluzionata dalla informatica con la nascita del Sbn servizio bibliotecario nazionale che creò la catalogazione partecipata in rete con un indice a Roma e la creazione di tanti Poli. Napoli ebbe il suo Polo allacciato all’ indice di Roma da una parte e a tutte le biblioteche della Campania. Anche Cosenza dove allora mi trovavo ebbe il suo Polo. In ogni polo vennero istallati grandi e massivi mainframe destinati negli anni ad essere sostituiti dal sistema client/server più agili e veloci e dai costi più contenuti.

Tra qualche anno grazie anche all’immissione in rete dei full text non sarà più necessario andare in biblioteca. Si farà tutto da casa e l’uomo che ci ha messo secoli a diventare homo erectus diventerà homo sereno ( al computer) È necessario allora recuperare gli spazi di aggregazione umana delle biblioteche dove incontrarsi intorno al libro e alla lettura e degli spazi come quello di ieri sera dove si è parlato discusso e letto

Ed è ancor più necessario recuperare il rapporto e il dialogo transgenerazionali tra padri e figli, tra nonni e nipoti prima che cellulare tablet computer e rete ci disumanizzi. Hai ragione ne dobbiamo parlare tra noi e anche in seno al club. Un abbraccio Mauro.

Questo era il suo messaggio e questa anche la sua aspirazione anche rotariana.

Non si è mai fatto; forse ha intuito la difficoltà

Sono da una parte molto dispiaciuto e amareggiato per la perdita che abbiamo subito noi tutti, per la perdita individuale di relazione che ciascuno di noi aveva eretto con Mauro sui temi condivisi ed anche non condivisi, sono anche al contempo contento di aver nell’anno 2016/2017 vissuto un anno che non è stato solo di attività formale ed istituzionale come ho cercato di far capire.

Nel corso di quell’anno si sono poi messe in cantiere tante belle iniziative di club ma anche tanti siparietti di buona e vera amicizia fatta di stima che si traduceva quando le email si chiudevano con scambi di affettuosità e di grande disponibilità.

Una amarezza mi rimane.

Quella di non averlo potuto far partecipare alla rassegna dei libri che si tiene in Agropoli nel mese di settembre nella quale nel 2021 era già stato inserito per presentare il Morbo di Gutenberg, invito che dovette declinare perché incaricato dal distretto di presenziare una attività progettuale archivistica in Toscana.

La sua nota si chiude cosi: caro Federico rinviamo all’estate prossima con il mio prossimo libro. Ci sono troppi incastri complicati di giorni (e non si trova tra quelli che potrebbero essere in grado di affrontare un libro del genere un presentatore. Dino non può). Grazie della disponibilità e del grande affetto. Ti abbraccio forte Mauro.

Mi scuseranno i soci per il contenuto di questo pezzo che oltre al ricordo istituzionale doveroso per il nostro socio prova a svolgere una funzione di supporto per caricare sul sito “ a memoria” tutto ciò che noi tutti abbiamo sottomano per lasciare non una traccia ma una documentazione ricca di episodi e di storia.

Grazie Mauro a nome di tutti noi.

Le pagine su Mauro Giancaspro

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Domenica 11 ottobre, anche se per poche ore, ha riaperto la Biblioteca dei Girolamini. La struttura è sotto sequestro e necessita di attività di restauro dopo il saccheggio di opere perpetrato dall’allora direttore della struttura, De Caro.

All’interno dell’articolo apparso oggi su “La Repubblica” Napoli, a firma di Ottavio Lucarelli, ci sono alcune interessanti dichiarazioni del nostro consocio e Presidente Incoming Mauro Giancaspro che è uno dei custodi giudiziari e Presidente dell’Associazione “Amici dei Girolamini”.

Di seguito l’articolo.

La Repubblica Articolo Girolamini1
www.packersmoverschennai.org

 

Articolo Repubblica Girolamini

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Lunedì 27 febbraio alle ore 20.30 presso il Circolo Canottieri, il Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo, presieduto dal Dott. Bruno D’Urso, conferirà al Prof. Antonio De Simone, docente di storia dell’architettura romana, il VI premio “Magna Graecia International Fellowship of Rotarians –Giovanni Lazzara”.

Il premio viene attribuito alle personalità che si sono particolarmente distinte per la loro attività di valorizzazione e divulgazione della cultura magno-greca a livello nazionale ed internazionale. 

Il Prof. De Simone, nel corso della serata, relazionerà su “Neapolis sotto Napoli” con cui metterà in evidenza i tanti temi oggetti del suo lavoro di ricerca di questi anni.

Il premio attribuito dal Club Napoli Castel dell’Ovo è in memoria dell’Ing. Giovanni Lazzara, fondatore del Club Napoli Castel dell’Ovo nel 1992, nonché fondatore della Fellowship Magna Grecia. Il Club Napoli Castel dell’Ovo ha, sin dalla sua fondazione, una spiccata attenzione ai temi della valorizzazione dei beni culturali e della cultura magno-greca. All’interno del Club, infatti, è stata costituita negli anni scorsi una commissione permanente per la “Magna Grecia”. Inoltre, il Club ha pubblicato lo scorso anno un volume dedicato alla valorizzazione della Crypta Neapolitana, edito da Guida Editori con scritti a cura di Fabio Mangone, Pasquale Di Costanzo, Fulvio De Angelis, Dino Falconio, Mauro Giancaspro, Massimo Perna, Lucio Todisco.

Nel corso delle precedenti edizioni della manifestazione sono state premiate importanti personalità della cultura nazionale ed internazionale tra cui: il Direttore degli Scavi di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, il Direttore del MANN, Paolo Giulierini, il Direttore Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e Soprintendente Speciale per il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Dott.Luigi La Rocca.

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il 30 maggio, presso l’Hotel Royal Continental, si è tenuto l’interessante incontro dal titolo: “La Crypta Neapolitana: tra passato remoto ed orizzonti futuri”.

L’incontro prosegue le attività che da molti anni il Rotary Napoli Castel dell’Ovo persegue per la valorizzazione di questo importante sito culturale della città di Napoli.

L’incontro è stato introdotto dall’Avv.Fulvio De Angelis – Presidente Rotary Club Napoli Castel dell’Ovo. Hanno discusso sul tema la Dott.ssa Marta Ragozzino – Direttore regionale Musei Campania; del Prof. Antonio De Simone – Professore di Architettura Classica e Romana Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa, del Prof. Fabio Mangone – Professore di Storia dell’Architettura Università degli Studi di Napoli Federico II.

Ha moderato i lavori il Dott.Mauro Giancaspro, già Direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli.

Nel corso dell’incontro è stato presentato il volume curato dal Club sulla “Crypta Neapolitana” edito da Guida Editori.

L’incontro si è tenuto in interclub con il Rotary Club Napoli Castel Sant’Elmo, il Rotary Club Napoli Parthenope, il Rotary Club Isola di Procida, l’Inner Wheel Napoli Castel dell’Ovo, l’Inner Wheel Matilde Serao.


https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/22_maggio_26/crypta-neapolitana-incontro-rilanciare-riqualificazione-afdd562a-dcd6-11ec-be5f-a6b8a0820efd.shtml

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Lunedì 20 maggio alle ore 18.00 il Rotary Napoli Castel dell’Ovo, unitamente ai Rotary del Gruppo Partenopeo organizzano l’evento musicale “Musica alla Crypta Neapolitana”.

L’evento musicale rientra nel progetto di valorizzazione della Crypta Neapolitana capofilato dal nostro club unitamente al Gruppo Partenopeo Rotary al fine di dare nuovamente lustro ad un luogo evocativo della città di Napoli, dal grande valore sociale, storico e culturale. L’evento, con inizio alle 18.00 si articolerà in più fasi: Successivamente ai saluti istituzionali e rotariani, il saluto della Dott.ssa Fernanda Capobianco, Direttrice del Parco e Tomba di Virgilio ed un introduzione al luogo a cura del Prof.Fabio Mangone, ordinario di Storia dell’Architettura presso la Federico II, i presenti potranno ascoltare il genio musicale del primo violoncello del Teatro San Carlo di Napoli, Luca Signorini.

Il maestro Signorini, inoltre, successivamente alla sue esibizione, avrà modo di commentar e discutere insieme al già Direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli, Mauro Giancaspro, il suo libro “il discorso delle mele”. La presenza dell’attore Mariano Rigillo che reciterà alcuni testi letterari di grande fama impreziosirà ulteriormente la serata, che sarà presentata da Veronica Mazza.

Inoltre, l’evento vedrà la premiazione degli studenti degli Istituti Galiani, Boccioni Palizzi, Vico e Caselli De Sanctis che hanno preso parte attivamente al bando di valorizzazione della Crypta Neapolitana realizzato dal Rotary Napoli Castel dell’Ovo. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Napoli, dall’Ufficio Scolastico Regionale della Campania e si ringrazia il Polo Museale della Campania per il supporto.

La locandina dell’evento

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Il Presidente Internazionale Ian H.S. Riseley  ha sfidatoi Rotary Club di tutto il mondo a fare la differenza, piantando un albero per ogni socio del suo effettivo a decorrere dal 1° luglio del nuovo anno rotariano fino alla Giornata della Terra che si celebra il 22 aprile 2018. Gli alberi rimuovono dall’aria l’anidride carbonica e altri gas dell’effetto serra, rallentando così il riscaldamento globale. Sono un bene prezioso per la nostra umanità. Sul tema degli alberi, pubblichiamo un articolo del Past President Mauro Giancaspro, intervenuto su questo tema. 

 

Le parole degli alberi

Fascino intramontabile dei misteri delle foreste

 

TESTO DELL’ARTICOLO DI MAURO GIANCASPRO PUBBLICATO SULLA RIVISTA ON LINE WALL STREET INTERNATIONAL DEL 16 MAGGIO 2016.

 

 

Nel bosco è il titolo di un allarmante capitolo del libro L’odore della carta del giornalista e scrittore inglese Ian Sansom. Chi continua ad amare il libro fatto di pagine di carta e a leggere godendo del contatto fisico delle mani con il corpo del volume, ha di che farsi venire complessi di colpa a scorrere questa denuncia ecologica lanciata da Sansom, sinteticamente rappresentata da questa frase: “Le più grandi foreste del mondo non si trovano in Canada o in Amazzonia, ma nelle librerie, sugli scaffali e nei magazzini di Amazon sparsi per il globo”.

Le multinazionali della carta, insomma, sono colpevoli di una deforestazione selvaggia del globo che denota un rispetto odierno dell’uomo per gli alberi, se non inesistente, almeno assai inferiore a quello dell’antichità, sia del mondo romano che del mondo germanico, quando dei boschi non solo veniva tutelata salute e salvaguardia, ma era anche celebrata la assoluta sacralità. Leggendo l’appello di Ian Sansom non possono non tornare immediatamente alla mente le suggestioni e le emozioni che hanno suscitato le immagini delle grandi foreste e dei boschi, presenti nelle pagine che più abbiamo amato, a cominciare da quella che forse più ci impressionò al tempo degli scuola, quella della tragica e solenne conclusione dell’Edipo a Colono di Sofocle.

Edipo, ormai vecchio e cieco, arriva nel sobborgo di Colono accompagnato dalla figlia, accolto tanto benevolmente dai pochi fedeli amici, quanto assai ostilmente dalla maggior parte degli abitanti di Colono, che non hanno dimenticato le sue terribili colpe. Ma gli dei hanno ormai deciso la sua sorte e un fulmine a ciel sereno ne dà l’annuncio. Allora Edipo s’incammina da solo nella foresta sacra delle Eumenidi, fittissima di alberi, chiusa all’“ardore del sole e al furore dei venti”, popolata di uccelli che la riempiono di assordanti sonorità, per andare finalmente incontro al suo destino; dalla foresta non uscirà mai più. Non si saprà mai se Edipo si è dissolto tra gli alberi, diventando creatura silvana, o sia riuscito a valicare i confini del bosco, al di là del quale si immaginava che fosse il cosmo ultraterreno.

L’intrico della foresta difficile da penetrare e da attraversare, è stato spesso avvertito dai poeti dell’antichità come cosmo dai confini imprecisi e indefinibili, oltre i quali la conoscenza dell’uomo non riesce a giungere: non di rado spazio sacro che divide il mondo dell’uomo da quello ultramondano. La grande Selva Ericina, regione montuosa e selvosa della Germania, tra il Württenberg e l’alta Baviera, a nord del Danubio comprende l’area che oggi è denominata Foresta Nera. Pur trattandosi di luogo reale, gli antichi non avevano una precisa idea della sua estensione e dei suoi confini e diventava, così, nell’immaginazione collettiva, posto leggendario, selvaggio e terribile, popolato di genti e di animali inquietanti. Lo stesso Cesare in un passo del De Bello Gallico, in una delle sue straordinarie descrizioni dei luoghi teatro della guerra, scrive: “non v’è abitante della Germania occidentale che possa dire di aver raggiunto il limite di questa selva, pur avendo marciato per sessanta giorni, o sappia da qual luogo ha principio”.

La foresta allora affascina i poeti con il mistero del mondo che può trovarsi oltre il suo estremo limite. Avvincente la descrizione virgiliana della foresta che Enea e la Sibilla Cumana devono attraversare per raggiungere l’Ade, dopo aver trovato il miracoloso ramo d’oro di un albero sacro a Giunone, che permetterà loro l’accesso agli inferi: anche la traduzione italiana di Annibal Caro, non sempre aderentissima al testo latino dell’Eneide, rende con efficacia le suggestioni di questo luogo. I due attraversano così una “selva opaca, tra valli oscure e dense ombre” che separa la terra dall’aldilà. Ritroveremo la stupenda immagine della “selva opaca” nel Guglielmo Tell di Rossini, nella famosissima, struggente aria di Mathilde dedicata alla “selva opaca” la cui vista suggerisce piacere e indurrà il suo cuore ad aprirsi alla calma, pur sui monti “dove il turbine impera”. D’oro, dunque, il ramo che Enea deve cogliere per offrirlo a Caronte e ottenere d’essere traghettato oltre il fiume Stige. Dall’episodio trasse idea James Fraezer per dar titolo al suo saggio, Il ramo d’oro, pubblicato nel 1890, dedicato alle pratiche magiche e superstiziose: un intero, ampio, capitolo fu dedicato proprio alla venerazione degli alberi.

Agli alberi, alla simbologia che a essi si ricollega, alla loro longeva bellezza, alla loro presenza nell’immaginario umano, alla loro capacità di poter comunicare con codici naturali senza parole agli uomini, è dedicata tantissima parte dell’opera poetica di tutti i tempi: dalle forme più liriche e struggenti a quelle più sensuali ed emotive. Pensiamo agli alberi che parlavano al bambino di Jacques Prévert, ma anche alla Pioggia nel pineto di D’Annunzio, con gli amanti che, sorpresi dalla pioggia in una pineta, corrono avvertendo che i loro corpi stanno diventando “silvani”, quasi con una temporanea metamorfosi da favola.

E sono sempre presenti, gli alberi, nei momenti di maggiore intensità emotiva dell’uomo: Agostino si converte sotto un albero di fico; sotto un frondoso bo – specie di fico bengalese – il Buddha riceve l’illuminazione; all’ombra di un sicomoro Wordsworth compone la poesia L’abbazia di Tintern. O diventano spesso simbolo della libertà, vessillo di rivoluzioni epocali: quella francese, quella americana e quella napoletana del 1799, brevissima come un sogno.

Gli alberi sono, insomma, sempre con noi e rivelano la loro forza straordinaria anche se prigionieri negli spazi angusti di un cortile condominiale quando, pur chiusi tra la tristezza del cemento delle nostre attuali case, esplodono di vita a primavera con quella generosità che noi uomini non sempre meritiamo. Perciò, se veniamo fuori dal mondo delle favole e della poesia, dal fiabesco ambiente della narrativa, nella quale i visionari e i sognatori colloquiano con la natura vegetale, potremmo anche, senza essere poeti, scoprire che gli alberi tentano di parlarci e che alla fine è possibile dialogare con le piante; basta abbandonare per una volta i velocissimi strumenti della tecnologia contemporanea dei quali abusiamo. Più natura e meno tablet, smartphone e rete? Perché non provarci?

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Dopo la serata natalizia con Dacia Maraini, e con i premiati del concorso Elsa Morante, un secondo evento di tutto rilievo è stato organizzato in interclub dal nostro club con il Napoli Nord Est, il Napoli Est ed il Napoli Sud – Ovest.

Si sono create le condizioni per un invito ed una visita napoletana di una personalità di rilievo del mondo del giornalismo: Ferruccio de Bortoli.

L’ospite, già caporedattore economia del “Corriere della Sera” e poi, in prosieguo, per altri 8 anni, direttore della  stessa importante testata milanese che continua ad avere il primato della diffusione con circa 300 mila copie di carta stampata e il primato dei lettori, non ha bisogno di presentazioni.

Qualche ulteriore notizia può forse aiutare a capirne meglio il profilo.

Attualmente è Presidente della casa editrice Longanesi e della Associazione Onlus Vidas. De Bortoli è stato per quattro anni, dal 2005 al 2009, anche direttore del quotidiano economico “Il Sole 24 ore”; nel periodo in questione il giornale della Confindustria, dinanzi ad un andamento calante del giornalismo scritto, ha invece mantenuto i livelli di diffusione ed ha fatto registrare anche una discreta crescita.

Di recente De Bortoli, in un pezzo a firma di Ferrara, direttore e giornalista non facile e di vulcanico, è stato inserito nella famiglia delle importanti firme “dei direttori delle linee editoriali” che hanno contato per il quotidiano milanese: Montanelli, Spadolini, Ottone, Mieli e, appunto, De Bortoli.

Il Club è stato, pertanto, ben lieto di poter sentire dalla voce di una esperienza giornalistica autorevole nel mondo della carta stampata e della cultura le opinioni su alcune tematiche. Non tutte, naturalmente, sono state riprese nel testo che qui si propone.

Sollecitato dal dinamico nostro socio Diomede, alias il Notaio Dino Falconio , delegato dal Presidente Mauro Giancaspro a curare la regia della dialettica serale, De Bortoli non si è sottratto al fuoco di fila della domande introduttive; si è dovuto scusare per non poter rispondere compiutamente a tutti gli argomenti proposti.

Raccogliere valutazioni  ed opinioni sul mondo del giornalismo è stato un risultato apprezzabile.

Il tempo come sempre tiranno nelle serate rotariane non ha favorito l’auspicabile ampiezza della conversazione e tutti gli approfondimenti che si sarebbero voluti fare.

Nella circostanza, tra l’altro,  la numerosità degli ospiti, circa 140 presenze, due eventi  programmati da tempo (spillature di nuovi soci) i formalismi del Cerimoniale, pur semplificati dal Presidente Mauro,  che il nostro ospite da rotariano ben conosce, non potevano assicurare un tempo maggiore.

De Bortoli ci avrà perdonato.

Il mondo della carta stampata vive una fase complessa; opera tra difficoltà gestionali, organizzative, ed anche di ordine economico, in una società instabile, liquida, come diceva di Bauman, piena di  incertezze a cominciare da quelle politiche.

Il canovaccio della conversazione concordato era sul tema della “libertà di stampa”, come si era annunziato con il programma diffuso tra i soci.

Alla luce delle attualità è apparso utile modificarlo in corso d’opera per affrontare una tra le tematiche più spinose del momento tra quelle del racconto giornalistico: post verità, storytelling, cospirazionismo, manipolazione delle opinioni etc.

Dino bene ha fatto a concentrare il focus sul tema delle post verità che ha un’eco recente molto vasta e ricorrente.

Il nostro conversatore ha risposto alle sollecitazioni richiamando alla memoria eventi noti e casi del passato legati alla storia giornalistica risalenti, alcuni, anche ad un arco di tempo lontano di almeno un trentennio. Ciò che c’è di nuovo rispetto al passato, ha detto De Bortoli, è il salto tecnologico.

Ha citato, ad esempio, la vicenda di Aldo Moro per la quale ancora non si è pervenuti alla “reale verità” non solo giornalistica ma anche dei fatti e della vicenda processuale .

Un tema delicato quello della post-verità, spinoso, coltivato dal giornalismo di serie A e di serie B , al quale il nuovo mondo del Web, con tutte le sue contraddizioni e con tutti gli aspetti di positività e negatività, conferisce una dinamica che rischia di generare, e l’ha già generata, una pesante caduta qualitativa della informazione , foriera di una diffidenza crescente, sempre più misurabile attraverso i dati in discesa delle vendite dei quotidiani e degli ascolti delle trasmissioni televisive dedicate  e dei talk show.

Non a caso a fine serata il nostro Dino ha anche detto che diffidenza e perdita di fiducia si registrano non solo nei confronti dei media, giornali, tv, ma anche di tutte le categorie della mediazione.

A cominciare dalla politica, dai sindacati, dalle rappresentanze sociali anche le professioni non riescono più a svolgere quella funzione di cintura tra la società che ignora e quella che possiede gli strumenti per orientare e guidare e rassicurare.

In questo contesto del mondo delle post verità, è stato chiesto a De Bortoli, quindi, quale ruolo deve svolgere il giornalismo nella sua accezione più ampia per poter favorire la genesi di una idonea informazione che sia di aiuto per i cittadini, tanto più necessaria in una fase di grande cambiamento economico e sociale e di grandi stravolgimenti anche politici nazionali e mondiali?

Con post-verità viene indicata quella condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o ad una notizia, l’aspetto del vero viene talvolta non esaurientemente approfondito a scapito dell’effetto mediatico e commerciale che si vuole sortire , anche perché non viene valutato tutto il contesto delle informazioni dirette ed indirette disponibili.

Talvolta la fonte e la qualità della fonte stessa dalla quale si assumono le informazioni sollecitano l’indagine sulla sua credibilità; la velocità, il tempo della immediatezza, della produzione della notizia, che deve anche costare poco, sacrificano al risultato della concorrenza tanti canoni di correttezza e di buona gestione del processo informativo.

Come ha detto De Bortoli, ci troviamo in un tempo in cui la notizia viene percepita e accettata come vera dal pubblico anche solo sulla base solo di emozioni e sensazioni sia perché nella costruzione del sistema mediatico concorrono in tanti sia perché in esso prevale l’aspetto del desiderio percettivo del pubblico.

Il pubblico fa  molto spesso da traino alle conclusioni che si immaginano e si ipotizzano rispetto a quelle che invece dovrebbero essere a fondamento naturale della vicenda.

L’era dei sondaggi, delle opinioni, degli incroci delle mezze verità di siti della rete, che contribuiscono a generare i convincimenti, fa il resto.

Il termine e la definizione delle post verità hanno conosciuto una notevole ribalta a seguito di alcuni importanti eventi politici dello scorso anno, quali il referendum sulla Brexit e le elezioni presidenziali americane.

In un momento storico, in cui lo sfilacciarsi dei corpi intermedi e la diffusione capillare della rete hanno creato le condizioni per il venir meno del confine tra ciò che è vero e ciò che non lo è, tra ciò che appare e sembra rispondere al vero e ciò che tale non è, anche il giornalismo, con tutte le eccezioni doverose, è stato travolto.

E, d’altro canto, cambiato l’intero processo di produzione della notizia e del dato, è cambiata la produzione nella quale una larga parte è riservata all’immagine, ai video; si restringe quella   riservata allo scritto ed agli approfondimenti.

I giornali on line di tutte le testate ne sono la più piena testimonianza. Il pubblico legge poco e lo si sa dalle statistiche sia sul numero dei lettori che dei quotidiani venduti

Il direttore più volte ha detto che quella del giornalismo è una professione della quale è difficile intravedere il futuro.

Le innovazioni tecnologiche e il mondo della rete hanno dettato nuovi tempi e nuove modalità, destrutturato interi contesti.

Alla categoria dei giornalisti viene in ogni caso ancora riconosciuto da larga parte della società consapevole un ruolo fondamentale; riappropriarsi del munus delle responsabilità per contribuire alla costruzione di una coscienza civica capace di orientare nelle scelte sulla base dei fatti, in tempi così incerti, diventa essenziale e fondamentale.

Distinguere i fatti dalle opinioni è il nodo centrale.  Ma non è da tutti e non è neanche  patrimonio costitutivo di tutte le testate per tante ragioni.

Nella rete, che alcuni opinionisti e scrittori della materia hanno definito l’abisso dei social , dove di social c’è molto poco, purtroppo le regole appaiono sovente eluse, soprattutto nei siti dove le cosiddette bufale  (altro tema ricorrente ) giornalmente vengono proposte ed alimentate fino a diventare delle quasi verità.

Spesso non si tratta di errori ma di finalizzazioni specifiche per distorcere la realtà che non solo eludono l’intero corpo del codice deontologico ma anche norme di altro profilo morale e giuridico.

Occorre quindi porsi la domande su come raddrizzare un sistema disarticolato generatore di informazioni sbagliate: la soluzione, ha detto De Bortoli, non sta nelle governance autoritarie, nella censura, nel lavoro di autocontrollo che i providers stanno cominciando ad istituzionalizzare.

Sta, invece, nella libertà corretta dalla responsabilità, nella indipendenza reale della professione giornalistica, ma anche nella capacità di giudizio dei cittadini che, resi informati del problema, anche attraverso discussioni e dibattiti e notizie specifiche possono far salire il loro livello di consapevolezza per distinguere l’oglio dal grano.

Non è un’operazione semplice. Gli attori sono tanti ed è inutile evocare anche le responsabilità della politiche che è sempre presente.

Ci troviamo, nel bene e nel male, in un’epoca in cui il cittadino, andando sul web, crede di poter conoscere tutto, crede di essere autosufficiente ma fa venir meno il suo approccio critico soprattutto quando è sprovvisto degli attrezzi di base che sono costituiti da un minimo di conoscenze e di cultura generalista.

Egli purtroppo, assai spesso, finisce per non essere  più informato da centri di reale competenza; diventa suddito della rete e soggetto inerte incapace di rispondere alla propaganda di un’eccessiva semplificazione della realtà.

Diventa, quindi, questa è stata la conclusione della serata, sempre più necessario contare sul ruolo del vero giornalista, che pur alimentando il beneficio del dubbio deve anche con il suo lavoro responsabile , con la storia della sua autorevolezza e della sia indipendenza morale e professionale, contribuire a indicare conclusioni frutto di analisi oggettive; diventano esse fonte di maggiore certezza quando, poi, alle spalle c’è una storia giornalistica ed  anche una testata indipendente e credibile.

Qui non è senza conseguenza la scelta di un direttore con una linea editoriale chiara e indipendente.

Il giornalismo molte volte concorre a dare spazio a notizie non fondate e non veritiere; non sempre però è in grado, da solo, di combattere bugie e falsità.

Nel noto caso di Stamina, citato dal direttore ad esempio nel campo della medicina, solo nel tempo di è potuto accertare che, al seguito del giornalismo che diffondeva la notizia, vi erano anche momenti professionali specifici che alimentavano la incredulità.

Nello stesso  ospedale di Brescia c’era la solidarietà medica nell’uso del prodotto miracoloso che poi è stato sconfessato dalla medicina ufficiale.

Il giornalismo è un’ importante parte del sistema sociale non seconda alla politica e ad altre funzioni istituzionali; una parte essenziale per il ruolo che storicamente ha sempre occupato e che tuttora ricopre caratterizzato da libertà ed indipendenza;  qualità professionali e morali poste alla  base del TU della categoria rieditato nel 2016. Sono esse un caposaldo della società moderna.

La bollinatura degli scritti però non dipendono solo dall’appartenenza alla categoria.

E’ forse arrivato il momento per imporre tutte le condizioni del TU deontologico del giornalismo alle tante testate delle reti, alle pseudotestate ed ai pseudogiornalisti del WEB ed imporre anche le regole ai  grossi provider che non possono ritenersi solo fornitori di servizi elettronici e multimediali.

Ci scusiamo se talvolta nella foga della scritto si è mediato il pensiero con quello del nostro ospite che si spera di aver saputo leggere al meglio.

Ringraziamo De Bortoli non solo per il contributo conoscitivo ed informativo ma anche per la profondità del suo dire. Non poteva essere altrimenti.

Il tutto , la serata del nostro Club e degli altri Club, infine, testimonia che quando il Rotary riesce a fare il Rotary si può ben accreditare del ruolo di agitatore e cultore di tematiche che devono aiutare la società.

Sta scritto nelle linee guida della vita Rotariana. Un piccolo contributo in un mare profondo.

Un ringraziamento anche ai soci che hanno inteso fare al nostro conversatore domande mirate ed attuali, al nostro socio Diomede ( Vice Presidente ) sulla provocazione puntuale circa la mediazione sociale venuta veno con il crollo di fiducia verso tante parti, al Prof.Bracale che ha sollevato il problema della responsabilità dei medici e dell’accanimento dei familiari degli ammalati con esiti sfortunati e delle grida mediatiche che tendono sempre ad individuare un colpevole.

Al neo socio Prof. Del Prete che ha sollevato il tema del contributo che la stampa dovrebbe poter dare ai giovani ricercatori che si fanno carico di studi non sempre valorizzati; al Dott.Tomo che ha introdotto un tema spinoso trascinando l’argomento sul giornalismo sportivo tra verità, dicerie e rapporti tra tifoserie e dirigenze calcistiche in momenti delicati del campionato. All’amico avv.  Silvestre che ha ricordato l’atteggiamento e l’indole, secondo alcune vulgate, del giornalista Scarfoglio e sull’uso non sempre corrette delle notizie giornalistiche riservate. E’ una pratica di quasi un secolo fa che si riproduce spesso nei giorni nostri.

Una bella serata, che ha visto la presenza anche dei presidenti degli altri club intervenuti, Bruno Proto, Luigi Cimmino, Giovanni Esposito corredata da un clima primaverile , godibile dalla terrazza dell’Hotel Royal e dalla sala Posillipo che ci ospita nei momenti importanti, e un buon desinare che fa del convivio ( di qui la terminologia del nostro mondo associativo ) un momento importante in cui si riesce a miscelare tutto ciò che c’è di buono nel rapporto sociale: cultura, amicizia e Rotary che il Presidente Mauro ha guarnito con un pizzico di “napoletanità” affidata al suo racconto sulla sirena Partenope di cui ha fatto dono, insieme ad un testo su Napoli edito dal nostro socio Grimaldi, al Dott. De Bortoli che ha apprezzato.

Inoltre, cliccando qui, potrete accedere alla gallery della serata.

Federico d’Aniello e Lucio Todisco

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Riportiamo volentieri il Report dell’incontro organizzato dal R.C  Napoli Sud-Ovest, Lunedì 3 ottobre 2016 su un tema di grande interesse per la cittadinanza napoletana e campana. Il pezzo firmato dalla loro giornalista ci è pervenuto dalla Segreteria del Club  cui abbiamo chiesto l’autorizzazione per appostarlo sul nosto sito Web ritenendo  in questo modo di poter ampliare la spendibiltà della lettura attraverso la linkabilità in rete. Ringraziamo pertanto l’Ing. Poulet che ci ha dato il suo assenso a nome del Club e dell’estensore del lavoro.

Report lunedì 3 ottobre 2016

Innovazione Tecnologica, Organizzativa e Culturale nella sanità pubblica. L’Ospedale del futuro.

Conversazione con l’ing. Ciro Verdoliva

C’era molta attesa ieri sera (3 ottobre) tra gli amici rotariani del club Napoli Sud -Ovest edi numerosi ospiti. Il tema dell’Ospedale del mare con tutto lo strascico di polemiche, interrogazioni parlamentari, tra sospensione dei lavori e dichiarazioni di prossime aperture, era uno dei più interessanti, proprio nel senso che interessa, poiché riguarda la salute pubblica, non solo della comunità napoletana ma campana. Bene, dunque,ladecisione del nostro Presidente, di voler inserire tale tema, nel contesto che gli più congeniale e che è il fil rouge del suo anno rotariano, quello dell’ innovazione tecnologica, organizzativa e culturale. Ad illustrare il tema ad un pubblico numeroso e partecipe, l’ing. Ciro Verdoliva,commissario ad acta dell’Ospedale del Mare dal 2009, nominato recentemente direttore generale del Cardarelli dalla Giunta De Luca per tentare il rilancio del nosocomio più importante del Mezzogiorno.Affascinato il pubblico presente in sala che ha risposto con un caldo applauso ad una relazione,che puntuale nei contenuti, è stata condotta in uno stile discorsivo atto ad coinvolgere anche i non addetti ai lavori,supportata da un ricco repertorio di immagini che hanno efficacemente illustrato la grandiosità del progetto e le varie fasi di avanzamento dei lavori.

D:A  quali criteri guida, si ispira l’ Ospedale del mare?

R:Quattro sono gli elementi alla base della scelte di pianificazione strategica per il progetto dell’Ospedale del Mare- dichiara l’ing . Verdoliva: -la linea ferroviaria, il Vesuvio, il paesaggio, il quartiere di Ponticelli.

La ferrovia circumvesuviana, che taglia in due il sito, è un’infrastruttura di portata territoriale: insieme alla rete stradale primaria, garantirà al complesso ospedaliero collegamenti vitali e grande accessibilità, che ne caratterizzeranno la specificità di servizio sanitario dedicato all’emergenza-urgenza; Il vicino vulcano “Vesuviorappresenta una grande sfida tecnologica, frutto della ricerca avanzata nel campo delle strutture antisismiche; La natura ed il territorio: l’Ospedale del Mare manterrà la promessa di una struttura sostenibile, grazie ad un notevole impegno edilizio e impiantistico al servizio del risparmio energetico e con edifici compatti che lasceranno spazio ad ampie sistemazioni a verde, restituendo la memoria dei luoghi insediati, una volta vivai e orti collettivi, e contribuendo al benessere psicofisico di pazienti e utenti, consolidando il legame ospedale-territorio in modo da diventare un tassello che ne caratterizza l’urbanizzazione.

 

 

 

D : Come è stato concepita l’ architettura dell’ Ospedale del mare?

R:L’architettura entra in sintonia con i bisogni degli utenti, non solo attraverso l’organizzazione delle attività di assistenza sanitaria, ma dando forma a luoghi e ambienti capaci di creare benessere psico-fisico e armonia, di rispondere alle loro emozioni. L’umanizzazione degli spazi costruiti diventa preciso obiettivo del progetto degli interni e delle scelte di arredo, per una qualità diffusa dell’intervento –

 

L’Architettura.Due lotti funzionalmente distinti: integrato nel quartiere, il sistema di edifici destinati alladiagnostica e alla cura; distaccato e isolato, l’insieme delle attività di gestione amministrativa eimpiantistica dell’intero complesso ospedaliero.

 Due i collegamenti: un ponte pedonale, che scavalca la ferrovia per distribuire il personale sanitario dall’edificio amministrativo-direzionale verso tutte le unità operative, e un cunicolo tecnologico sotterraneo di connessione delle reti di servizio alle centrali di cogenerazione/centrale termica, frigorifera, idrica ed antincendio accorpate nell’edificio impianti.

Il cuore della struttura ospedaliera vera e propria dalla geometria romboidale è composto da due corpi di fabbrica contrapposti, di uguale forma in pianta ma diversa altezza: sette livelli per le degenze e tre per gli ambulatori. L’edificio delle degenze costituisce un contrappunto volumetrico e architettonico alla massa costruita delle grande stecche residenziali esistenti lungo il viale di accesso al complesso ospedaliero. La posizione arretrata, protetta, il sole e le brezze di cui godono le facciate, l’apertura delle stanze sul paesaggio e sulla vita del quartiere, sono elementi progettuali sensibili alla condizione psicologica di isolamento comune ai pazienti ospedalizzati.

L’edificio di distribuzione dei percorsi interni è un grande albero sospeso che innerva dall’interno le strutture ospedaliere, connettendone le varie parti tra loro. Ritmato da preziose colorate trasparenze, si integra con la natura della corte-giardino verso la quale sono rivolte le stanze degenza, accompagnando utenti, pazienti e operatori attraverso un sistema di collegamenti frammentato e gradevole, capace di reinterpretare vivacemente, in chiave cromatica e dinamica, lo spazio anonimo del corridoio ospedaliero.

Gli ambulatori sono in continuità con l’edificio circolare destinato all’accoglienza.

Un volume cilindrico dal rivestimento colorato e movimentato da onde spezzate, articolato su due piani principali, collega la struttura ospedaliera alla città attraverso una piazza pubblica, spazio di condivisione e integrazione con il contesto in cui il nuovo ospedale è inserito.

 All’interno, solai forati da grandi aperture e lucernai circolari creano uno spazio luminoso e rarefatto, luogo contemporaneo che allontana la percezione dell’ambiente ospedaliero.

Sull’angolo Est del complesso è infine localizzata la struttura alberghiera, con Centro Congressi.

 

D: Tra le polemiche che riguardano l’ Ospedale del mare c’è quella relativa alla sua ubicazione allimite della zona rossa. Quali criteri antisismici sono stati adottati?

R: L’Ospedale del Mare è una delle più grandi opere realizzate su isolatori sismici in Europa.

La progettazione e la realizzazione della struttura sono state attentamente curate allo scopo di garantire un’elevatissima protezione sismica sia al manufatto (il contenitore) sia agli arredi e apparecchiature in esso presenti (il contenuto), accettando un limitatissimo danneggiamento per terremoti molto violenti con probabilità di accadimento molto bassa, e garantendo la perfetta operabilità e funzionalità per terremoti

meno violenti ma più frequenti; l’intensità del sisma con cui è stata progettata tutta la struttura, è la più

La protezione sismica della struttura è garantita dal sistema costituito dai 327 isolatori che quotidianamente sono chiamati a sopportare il peso dell’edificio; in occasione del terremoto, invece, la struttura oscilla orizzontalmente sugli isolatori come una scatola rigida, con modeste accelerazioni in quanto l’isolamento sostanzialmente la disaccoppia dal moto sismico del terreno, generando la nascita di forze di inerzia molto basse anche sui beni contenuti nell’edificio e quindi garantendo la piena funzionalità. Inoltre per la protezione antincendio sono stati adottati sistemi di protezione appositamente brevettati e testati sperimentalmente; lo stesso vale per gli impianti idraulici ed elettrici, le uscite di sicurezza ed idettagli in generale che sono stati progettati per potersi deformare e spostare durante l’evento sismico, senza creare problemi alla funzionalità in esercizio

 

Collaudo della struttura:sono state eseguite 4 prove di sollevamento e sfilamento dei dispositivi installati in opera nel 2006; in particolare, la prima è stata eseguita nel 2008, le altre 3 nel 2015. Sugli isolatori prelevati in situ, sono state quindi eseguite delle prove per valutarne le caratteristiche tecniche mediante specifici test di laboratorio, dopo quasi 9 anni dalla loro installazione, allo scopo di valutare l’effetto dell’aging sui parametri dinamici principali. L’esecuzione di tali prove rappresentano un record mondiale per gli edifici.

D:Una struttura tanto complessa comporta un notevole consumo energetico. Quali le soluzioni adottate all’ospedale del Mare di Napoli in materia di risparmio energetico?

R:La soluzione tecnologica adottata prevede l’impiego del sistema di Cogenerazione pienamente integratoagli altri sottosistemi di produzione fluidi quale la Centrale Termica e la Centrale Frigorifera; tale sistema consente, in un ottica di Energy management una gestione efficace ed efficiente dell’energia durante l’esercizio…

Un altro aspetto è l’Impiego di tecnologia a LED per illuminazione interna ed esterna: tutti gli apparecchi previsti sono con lampade a tecnologia LED. I vantaggi di tale proposta sono molteplici, in particolare si avrà una sensibile riduzione dei consumi energetici, dovuta alla migliore efficienza degli apparecchi a led in termini di flusso emesso per unità di potenza. La particolare tecnologia che caratterizza i led ha consentito di installare apparecchiature aventi prestazioni e caratteristiche assolutamente superiori a quelle degli apparecchi tradizionali, in particolare per maggior durata, scarso consumo energetico con notevole riduzione di emissioni di CO2 .Inoltre la luce emessa dai led non contiene infrarossi né ultravioletti. La loro superficie sviluppa poco calore di scarto, con risparmio sui carichi ambiente estivi da compensare con la climatizzazione.

D: L’Ospedale del mare come modello di progetto integrato tra utenza e territorio. Quali le linee guida?

R: Il progetto di umanizzazioneed una metodologia di lavoro conseguente.

Il progetto di umanizzazione ha inteso conferire al complesso ospedalierouna immagine unitaria, riconoscibile ed accogliente esaltando le valenze di identità delle singole parti e le relazioni d’insieme. Nel progetto, travalicando la pura logica funzionale, si compongono codice colore ed artefatti comunicativi per un equilibrio tra chiarezza di informazione ed estetica dello spazio, tale da restituire all’utenza un elevato comfort e un senso di appartenenza ed affidabilità.

La Metodologia di lavoro:

Il progetto scompone l’opera in parti tipologicamente codificabili, elabora un «codice di norme» preciso e ripetibile che consente di controllare la singola parte in tutti i dettagli tecnici ed architettonici. distinguendo i reparti di degenza, da quelli di day hospital e dagli spazi ambulatoriali,in modo da caratterizzare il pronto soccorso e sottolineare il ruolo di accoglienza della hall.

All’interno di queste macrocategorie funzionali individua gli elementi ed ambienti tipizzabili: corridoi e frontoffice, degenze, studi medici e spazi relax. La scelta delle finiture è finalizzata a conferire una sua connotazione a ciascun ambiente.

Nei reparti di degenza, i colori e le forme caratterizzano gli ambiti più privati; nei corridoi la fascia di pvc intarsiata, porte colorate, con targhe di localizzazione di grande dimensione, differenziano l’accesso alla degenza, da quello ai servizi, segnalato da porte bianche e cartellini di piccola dimensione. Lo spazio interno della degenza, essenzialmente bianco è armonizzato dalla grande macchia di colore brillante del pavimento e della parete di accesso. Le finiture, realizzate con smalti sanitari, conferiscono allo spazio un aspetto accogliente.Nei reparti ambulatoriali si affida ai percorsi connettivi un segno inequivocabile di riferimento e riconoscibilità. Una fascia colorata continua di pvc a pavimento lambisce le cortine direzionando l’utente, ed è raddoppiata sul lato opposto da una segnaletica orizzontale a parete; l’ampia fascia colorata e continua della parete supporta le directory e cartellini di localizzazione, riunendo tutte le informazioni necessarie a condurre a destinazione.

Codice colore e segnaletica per orientare ed accogliere.

 Si è puntato ad enfatizzare, inoltre, i luoghi decisionali fondamentali all’orientamento, caratterizzando i banchi accettazione, la segnaletica di piano, gli smonti ascensori ed i filtri, negli snodi principali si sono studiate mappe direzionali.

Tutti questi elementi sono stati trasformarti in archigrafie, che diventano rassicuranti punti di riferimento per l’utenza.

 

Comunicazioni e ringraziamenti del Presidente. Ringraziamento all’ing. Vinci e alla Fondazione Ordine degli ingegneri Napoli che pone sempre a disposizione del Rotary la Basilica di San Giovanni Maggiore per lo svolgimento di eventi rotariani di impatto per il territorio e la collettività. In basilica si svolgerà nel mese di marzo per un incontro/dibattito sul Mezzogiorno e la sua unificazione. L’evento, strutturato come un vero processo, si focalizzerà tra l’altro anche su come la storia è stata ed è raccontata dai vincitori. L’evento è organizzato dal nostro club in interclub con vari club campani e nazionali, tra Napoli Nord est, il Napoli Castel dell’ Ovo, il Mantova Castelli e tanti altri. Motore di questo evento sarà Renato Colucci.  Il l7 ottobre ci sarà una riunione tra i presidenti partecipanti all’ interclub in cui saranno definiti gli ulteriori dettagli che titolo come titolo provvisorio: Processo a(Garibaldi oppure Cavour, oppure Vittorio Emanuele).

 Approvazione formale da parte del distretto del 5° progetto del gruppo partenopeo al quale abbiamo aderito: restauro dell’ organo della Basilica di San Giovanni maggiore, che vede come capofila il R.C Napoli Nord Est. Si fa,inoltre, richiesta di  un referente per il progetto Unitalsi del R.C. Napoli e di volontari.

Ulteriori ringraziamenti ad Alessio Formicola,Presidente del nostro Rotaract che ci assiste nella iscrizione al My Rotary che ci offre, tra tante opportunità, quella di uno sconto del 10% sul prezzo di acquisto dei biglietti del Teatro San Carlo di Napoli o gli sconti sugli autonoleggi Avis 5% Hertz10%..

Erano presenti: Mauro Giancaspro, Presidente del R.C. Castel dell’Ovo con la signora Vittoria, Luigi Cimmino, Presidente del RC Napoli Nord Est con la Sig. Luisa; Gianni Zarra, Presidente del Rotary Club Campania-Napoli, Luigi Vinci, Presidente della Fondazione Ingegneri Napoli con la sig.ra Maria Rosaria, I ragazzi del Rotaract, Brunella De Martino, Tesoriere Distrettuale Inner Wheel, Salvatore Naldi, Presidente della Scuola Nazionale di Equitazione; lo staff del Cardarelli:il Direttore Sanitario, Franco Paradiso, Il Direttore Amministrativo Anna Iervolino, e loro consorti.

                                                                                                                                                   Ida Fornario Bongiorno

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